Frédérique Nalbandian
Sede espositiva: Villa La Mercantile
FORTUNA
«In Fortuna, riutilizzo un oggetto iconico da cantiere – il secchio del muratore – per creare una metafora scultorea dell’esistenza e della costruzione. Soffiato nel vetro, il secchio diventa un contenitore fragile e trasparente, svuotato della sua solidità originaria. Non contiene più cemento o attrezzi, ma un panno modellato nel sapone, un materiale sensibile ed effimero. Al centro dell’opera si creano così una serie di contrasti: ciò che era pensato per essere resistente si fa fragile, ciò che era puro strumento diventa elemento poetico. L’installazione, composta da 24 secchi e 24 guanti, diventa una silenziosa coreografia della precarietà, una vana e struggente ripetizione dello sforzo di costruire. Il guanto di sapone, lungi dall’essere aneddotico, evoca un rito intimo e riflessivo. Richiama l’idea di “pulizia intellettuale” evocata dal poeta francese Francis Ponge in Le Savon, per cui l’atto di pensare avviene solamente per attrito, erosione e dissoluzione. Qui, questa “purificazione” non è solo una questione di igiene o cura, ma un desiderio di diventare più chiari, più giusti, di pensare meglio, agire meglio e comportarsi meglio in un mondo instabile. Una tensione tra il desiderio di elevazione e l’acuta consapevolezza della fragilità di questo mondo sempre più minacciato… » (Frédérique Nalbandian)
Fortuna, 2025, sapone di Marsiglia, marmo, vetro soffiato del Musée du verre (Sars-Poteries, FR), marmo di Carrara, 26 x ø 25 cm ogni unità, dimensioni variabili (Courtesy Galleria Umberto Benappi – Torino)
Frédérique Nalbandian (Mentone, 1967) è un’artista multidisciplinare francese, che utilizza nella sua produzione creativa due materiali di predilezione, il sapone di Marsiglia e il gesso. Dopo aver seguito i primi corsi di disegno alla Davis High School in California, nel 1988 entra nell’École Nationale d’Art Décoratif d’Aubusson, per poi essere ammessa all’École Nationale Supérieure d’Art di Villa Arson nel 1989. Nel 1994 ottiene una residenza artistica dedicata al disegno presso la Fondazione Ratti di Como, sotto la direzione di Anish Kapoor e Karel Appel. Nel 1996 consegue il Diplôme National Supérieur d’Expression Plastique (DNSEP). Nalbandian scolpisce il sapone, incidendolo o modellandolo, sfruttando i suoi diversi stati. Nelle sue opere utilizza anche materiali poveri come gesso, tessuto, fili di lana, vetro, terracotta. Modellando il sapone, crea forme che sospende o lascia evolvere nel tempo, che diviene perciò elemento fondamentale nei suoi lavori. Il suo vocabolario di forme plastiche è in continua espansione: rotoli, frammenti, colonne, pareti, corde, ma anche elementi direttamente legati all’anatomia del corpo umano (orecchie, cervelli, pelle, teschi, mani). Le sue forme, per la loro composizione e per il processo che subiscono, diventano poetiche, cariche di una metafisica della materia che evoca il passaggio del tempo, l’erosione, la trasformazione e la metamorfosi.