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PAOLO PELLEGRIN

"Da lassù, è estasi di fronte al magnifico. Penso di aver capito qual era la nozione romantica del sublime: non è solo la bellezza assoluta di questi paesaggi, è la sensazione di trovarsi di fronte a una presenza che parla di eternità".

Questa affermazione riassume in modo esaustivo l‘approccio di Paolo Pellegrin e della sua ricerca, che attraverso il mezzo fotografico procede oltre il mero dato estetico per catturare il sublime, a prescindere dal contesto e dal soggetto rappresentato.

Nel 2017 Pellegrin ha partecipato alla spedizione IceBridge della NASA, documentando l'impatto del cambiamento climatico sull'Antartide dall’alto, ovvero da una prospettiva unica.

Il monitoraggio da parte della NASA dell'Antartide e dell’Artico procede dal 2009 in modo diretto: al di là dei satelliti vengono effettuati voli di ricognizione in loco per condurre uno studio più dettagliato di come il ghiaccio polare reagisca nel tempo al cambiamento climatico.

Il video in mostra racchiude l’esito di questa spedizione, in cui il fotografo si è trovato a confrontarsi con il riscaldamento dell'Artico, all’apparenza qualcosa di diverso rispetto alla sofferenza e alla tragedia della guerra ma che a suo modo, su un altro ordine di grandezza e scala, risulta un altro conflitto: l’Uomo non è direttamente presente ma il cambiamento climatico è innegabilmente il frutto dell’attività umana.

Nell’affrontare questo particolare tipo di paesaggio e la sua lenta metamorfosi, e consapevole che "la fotografia non è attrezzata per rappresentare questo", in ogni immagine Pellegrin sfida l’osservatore, escludendo l’orizzonte e qualsiasi riferimento di scala per restituire negli scatti delle algide e candide distese antartiche, incise da trame, crepe e fratture, una sua personale visione dell’infinito.

"Come si rende un'esperienza del sublime? Si affronta l'idea di infinito. Ora il macro può diventare il micro e viceversa. Lo spazio diventa uno stato mentale". 

 

 

ICELAND, 2021, Stampa fotografica su dibond, 110x150 cm, Ed. 1/5

GREENLAND, 2021, Stampa fotografica su dibond, 110x150 cm, Ed. 1/5

 

 

Paolo Pellegrin (Roma, 1964) | Dopo aver studiato architettura, il suo interesse si focalizza sulla fotografia. Riconosciuto come uno dei maggiori fotografi di guerra collabora con testate giornalistiche quali Newsweek e New York Times magazine.

È stato insignito di numerosi premi, tra cui la Robert Capa Gold Medal (2006), lo Eugene Smith Grant in Humanistic Photography (2006), l'Olivier Rebbot for Best Feature Photography (2004), la Leica Medal of Excellence (2001), undici World Press Photo tra il 1995 e il 2018.

Dopo dieci anni all'Agence Vu, entra a far parte di Magnum Photos come nominee nel 2001, diventando membro a pieno titolo nel 2005.  

Le sue foto sono state esposte in numerosi musei e gallerie tra cui: La Maison Européenne de La Photographie, i Rencontres d'Arles, il San Francisco Museum of Modern Art, la Corcoran Gallery of Art, il MAXXI di Roma, l’Aperture Foundation Gallery, il Foam Fotografiemuseum Amsterdam, la Deichtorhallen ad Amburgo, il Forte di Bard e Gallerie d’Italia di Torino.

 

https://www.magnumphotos.com/photographer/paolo-pellegrin/

@paolopellegrin

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